Carlo Emilio Gadda - La Cognizione del Dolore (1987) romanzo MIRCrew
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Carlo Emilio Gadda
LA COGNIZIONE DEL DOLORE
(1987)
AUTORE PRINCIPALE
Gadda, Carlo Emilio
TITOLO
La cognizione del dolore / Carlo Emilio Gadda
edizione critica commentata con un'appendice di frammenti inediti a cura di Emilio Manzotti
PUBBLICAZIONE
Torino : Einaudi, [1987]
DESCRIZIONE FISICA
LXXV, 578 p. ; 20 cm.
COLLEZIONE
Gli struzzi ; 328
TITOLO DI OPERA
La cognizione del dolore | Gadda, Carlo Emilio
Scheda di autorità
NUMERI
[ISBN] :
88-06-59842-2
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A Lukones, villaggio dell’immaginario paese sudamericano del Maradagàl, è possibile trovare ville abbandonate alla loro funzione di attrazione per i fulmini, poliziotti ciclisti paralizzati a una gamba o finti invalidi di guerra dall’identità camuffata; in tutta la nazione poi, dalla fine della recente guerra contro il Parapagàl, operano i Nistitúos provinciales de vigilancia para la noche, contraddittorie associazioni di sorveglianza notturna. È questo lo scenario in cui viene calata la vicenda familiare di Gonzalo Pirobutirro d’Eltino e della sua anziana madre: la convivenza dei due, legati da affetto sincero ma chiusi in una sorda incomunicabilità, non potrebbe essere più difficile, appesantita inoltre da vicende di lutto e difficoltà economica. Da una parte la signora è costretta a temere il figlio e sa di non poter contare su di lui per il sostegno di cui avrebbe bisogno; dall’altra Gonzalo, incapace di frenare le proprie fantasie persecutorie e deliranti, si abbandona a furiosi scatti d’ira rivolti verso la madre e i contadini che affollano la proprietà, lasciando presagire un finale drammatico.
In quegli anni, tra il 1925 e il 1933, le leggi del Maradagàl, che è paese di non molte risorse, davano facoltà ai proprietari di campagna d’aderire o di non aderire alle associazioni provinciali di vigilanza per la notte - (Nistitùos provinciales de vigilancia para la noche); e ciò in considerazione del fatto che essi già sottostavano a balzelli ed erano obbligati a contributi molteplici, il cui globale ammontare, in alcuni casi, raggiungeva e financo superava il valsente del poco banzavóis che la proprietà rustica arriva a fruttare, Cerere e Pale assenziendo, ogni anno bisestile: cioè nell’anno su quattro in cui non si sia verificata siccità, non pioggia persistente alle semine ed ai raccolti, e non abbi avuto passo tutta la carovana delle malattie. Paventata, più che ogni altra, la ineluttabile «Peronospera banzavoisi» del Cattaneo: essa opera, nella misera pianta, a un disseccamento e sfarinamento delle radicine e del fusto, proprio nei mesi dello sviluppo: e lascia ai disperati e agli affamati, invece del granone, un tritume simile a quello che lascia dietro di sé il tarlo, o il succhiello, in un trave di rovere. In talune plaghe bisogna poi fare i conti anche con la grandine. A quest’altro flagello, in verità, non è particolarmente esposta la involuta pannocchia del banzavóis, ch’è una specie di granoturco dolciastro proprio a quel clima. Clima o cielo, in certe regioni, altrettanto grandinifero che il cielo incombente su alcune mezze pertiche della nostra indimenticabile Brianza: terra, se mai altra, meticolosamente perticata.
Il Maradagàl, come è noto, uscì nel 1924 da un’aspra guerra col Parapagàl, stato limitrofo .........
Scrittore italiano (Milano 1893 - Roma 1973). Tra i massimi innovatori della narrativa novecentesca, sperimentò uno stile linguistico che fonde in sé lingua nazionale, forme dialettali e usi gergali. Se nella Cognizione del dolore (pubbl. su rivista tra il 1939 e il 1941; in volume nel 1963 e con aggiunte nel 1970; ed. critica commentata a cura di E. Manzotti, 1987), la scrittura barocca è lo strumento di uno scavo interiore sottilmente masochistico e tuttavia già capace di trasformare lo strazio autobiografico nell'emblema di una persecuzione sorda che riguarda tutti, con il Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (su rivista tra il 1946 e il 1947 e in volume nel 1957) e con Eros e Priapo. Da furore a cenere (1967), le scelte morali e stilistiche compiute dallo scrittore, all'insegna della indignazione, si inseriscono nella requisitoria di tutta una cultura contro la storia che la tradisce. Al caos insopportabile della vita quotidiana lo scrittore reagisce con la poetica del "pasticcio", di uno stile cioè che utilizzi lo smarrimento del pensiero e i disturbi del linguaggio per affermare la propria aristocratica intolleranza nei confronti della corruzione universale.
Ringrazio Yorykus per la stesura digitale del libro
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